00 ARTICOLO | DATA 22.07.25 | 2 minuti di lettura
Dati personali, cambia lo scenario
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Come la riforma del Codice della privacy e lo Spazio europeo dei dati sanitari cambieranno (in meglio) lo scenario della ricerca clinica e gli outcome sanitari.
I dati sono tutto nella nostra società: il possesso di grandi quantità di informazioni personali è uno degli asset che determinano il potere economico e culturale. Rappresentano infatti la linfa vitale per lo sviluppo sociale, ridefinendo il nostro modo di produrre, consumare e vivere. In sanità, poi, il dato è l’unità fondamentale su cui si costruisce il progresso scientifico, in quanto elemento alla base di ogni studio clinico.
È in questo contesto che si inserisce il problema della privacy e della tutela delle informazioni cliniche, la cui gestione può ancora oggi rappresentare una limitazione. Un caso evidente è quello degli studi retrospettivi, per i quali è spesso difficile ottenere il consenso informato di ciascuno dei soggetti coinvolti. L’unico modo per ovviare a tale criticità consiste nella richiesta di un’approvazione ad hoc preventiva da parte del Garante della privacy che giunge una volta constatata l’importanza dei dati a fini clinici. Tuttavia ciò rende il processo scarsamente sostenibile a causa della complessa gestione degli interlocutori e di tempistiche e costi difficilmente controllabili. La conseguenza è chiara: minori possibilità di valutare l’impatto che terapie, presidi sanitari e servizi hanno sulla qualità dell’assistenza ai pazienti, a detrimento degli outcome.
La ricerca deve procedere più agevolmente e in tempi rapidi. È dunque per questo che ho accolto con grande favore la notizia circa la nuova formulazione dell’articolo 110 del Codice della privacy, proprio su questo tema: il decreto PNNR bis, diventato legge il 29 aprile ed entrato in vigore a maggio 2024, prevede infatti che, nell’impossibilità di ottenere il consenso degli interessati dallo studio, i dati personali possano essere trattati per fini di ricerca scientifica in ambito medico, biomedico ed epidemiologico a condizione che sia ottenuto il parere favorevole del competente comitato etico e che siano osservate le garanzie dettate dal Garante per la protezione dei dati personali. Oggetto della riforma sono i dati sanitari provenienti da diversi database, quali le schede di dimissione ospedaliera, i referti ambulatoriali e di pronto soccorso e altro ancora. In questo modo è del tutto eliminato il requisito obbligatorio dell’autorizzazione preventiva. È evidente come ciò semplifichi l’intero processo ampliando di fatto la possibilità di condurre studi retrospettivi, con un vantaggio per gli enti di ricerca, per le aziende, per il Sistema sanitario e, naturalmente, per il paziente.
La riforma giunge in un momento storico importante: segue infatti l’approvazione da parte del Parlamento europeo del cosiddetto Spazio europeo dei dati sanitari (EHDS) che permetterà di rendere più agevole lo scambio di dati sanitari tra i paesi dell’Unione. Esso mira infatti a creare un contesto armonizzato e sicuro per l’accesso, l’utilizzo e la condivisione dei dati sanitari elettronici nell’Unione europea. Più nel dettaglio l’EHDS consentirà di agevolare lo scambio delle informazioni cliniche per favorire la prestazione di assistenza sanitaria in tutta l’Ue (è quello che viene definito “uso primario dei dati”) e per promuovere un mercato unico per i sistemi di cartelle cliniche elettroniche per il riutilizzo dei dati in ambito di ricerca scientifica (“uso secondario dei dati”).
Approfondimento sullo Spazio europeo dei dati sanitari
In questo contesto avranno un ruolo fondamentale i data intermediaries, realtà che svolgono un ruolo di intermediario tra chi genera e detiene dati (le istituzioni sanitarie, per esempio) e che li impiega a scopi di ricerca. Grazie a strumenti tecnologici e giuridici i data intermediaries saranno in grado di aggregare e arricchire i dati, rendendoli disponibili e impiegabili per mezzo di tecnologie di anonimizzazione e pseudonimizzazione. È evidente quanto la riforma dell’articolo 110 da un lato e la nascita dello Spazio europeo dei dati sanitari dall’altro renderanno queste realtà sempre più centrali e strategiche per la ricerca e per il raggiungimento di migliori outcome sanitari.
Personalmente ritengo che occorra uno sforzo ampio e comune per consentire la creazione e la collaborazione tra queste realtà previste dal Data Governance Act e, per il settore specifico, dal Regolamento sullo Spazio europeo dei dati sanitari. È necessario inoltre sottolinearne il ruolo cruciale nella ricerca e nel miglioramento dei servizi sanitari, e per l’utenza in generale: infatti, lo Spazio europeo dei dati prevederà altri regolamenti per ulteriori settori industriali come l’energia, la mobilità e i trasporti e non solo. Per favorire questa opportunità di collaborazione tra i data intermediaries nasce Data Intermediaries Alliance (DIA), Associazione europea fondata quest’anno su iniziativa dell’Istituto italiano per la privacy e la valorizzazione dei dati. Con DIA intendiamo riunire i migliori esperti e stakeholder europei nel campo dell’intermediazione dei dati, della condivisione dei dati e del loro uso secondario, alla luce dell’avvento di nuove tecnologie e in conformità con la legislazione europea.
Inoltre, è sempre di quest’anno un’altra notizia destinata a rivoluzionare la gestione dei dati e delle prassi nella conduzione dei trial: la recente pubblicazione delle nuove linee guida AIFA per la classificazione e la conduzione degli studi osservazionali sui farmaci, che aggiorna e sostituisce la precedente versione del marzo 2008. Il documento, che mira a fornire indicazioni per il corretto inquadramento di tali studi, consentirà anch’esso un ampliamento delle possibilità in termini di ricerca clinica.
Una considerazione a margine: credo che tutto ciò che ho descritto sia la dimostrazione di quanto il legislatore nei vari livelli di governo del territorio europeo, così come la società tutta, si sia trovato a riconoscere inevitabilmente il valore crescente dei dati, che sono sempre più un “bene” per la collettività. Un migliore accesso alle informazioni personali e una semplificazione del loro impiego permetterà un’estensione della platea di soggetti potenzialmente interessati. Con specifico riferimento al campo della salute, il dato clinico sarà utile non solo a ospedali e istituti clinici, ma anche a consorzi di ricerca, aziende e associazioni pazienti che potranno così fare ricerca retrospettiva con maggiore semplicità e sempre nella totale sicurezza per il paziente. Tutto questo, fino a poco fa, sarebbe stato antieconomico o semplicemente impossibile. Ritengo infine che queste innovazioni debbano fungere da apripista verso un impiego più agevole dei dati e una collaborazione tra i vari stakeholder impegnati a vario titolo nella presa in carico del paziente.
Health economist, consulente in scienze della salute e project manager con oltre 15 anni di esperienza, Davide Integlia è uno dei principali promotori in Italia di soluzioni innovative per migliorare l’accesso alla salute.
La sua attività si concentra sull’ideazione e realizzazione di progetti complessi che spaziano dalla ricerca clinica alla farmaco-economia, dalle strategie di market access al
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